Gli eventi dell’ultima settimana hanno destato particolare preoccupazione circa la compattezza dei paesi occidentali sul fronte della guerra. Nulla di nuovo in fondo, dall’inizio del conflitto una consistente fetta dell’opinione pubblica e della classe politica occidentale ha manifestato dubbi nei confronti dell’invio di aiuti all’Ucraina. Allora perché proprio adesso si parla di rischio per il supporto a Zelensky?
L’UE ribadisce il sostegno a Kiev
Due appuntamenti importanti hanno interessato il Vecchio Continente negli ultimi giorni. L’incontro dei Ministri degli Esteri dei paesi UE a Kiev e il summit della Comunità Politica Europea a Granada. In entrambi gli incontri le parti hanno ribadito fermamente il sostegno all’Ucraina. Tuttavia l’unità del fronte potrebbe essere messa in dubbio dalle prossime elezioni al parlamento europeo. Inoltre, l’Unione rischia una frattura interna dopo la vittoria in Slovacchia del populista filo-russo Robert Fico, il quale potrebbe ottenere l’appoggio di Orban per sabotare l’invio degli aiuti. Attualmente i finanziamenti più consistenti arrivano proprio dall’Europa, ben 132 miliardi di euro stanziati dall’inizio della guerra, contributo superiore anche a quello statunitense.
Gli USA rischiano lo shutdown
Questa volta Washington ha sfiorato lo shutdown, cioè lo stop di buona parte delle attività del governo federale. Durante l’ultima sessione il Congresso non è riuscito a raggiungere un accordo per rilasciare nuovi aiuti all’Ucraina. Nei finanziamenti autorizzati, infatti, non è presente alcuna voce che faccia riferimento a Kiev. Joe Biden si è detto preoccupato della presenza di frange estremiste del partito repubblicano che, secondo il Presidente, intendono approfittare dello scetticismo di una parte degli americani nei confronti della guerra per scopi elettorali. Gli Stati Uniti rimangono comunque risolutamente al fianco di Kiev. Nonostante il Congresso non sia giunto ad un accordo, rimangono ancora cinque miliardi di dollari di aiuti stanziati nei mesi scorsi. Occorrerà attendere Novembre per il prossimo dibattito sui finanziamenti. Inoltre, per garantire la continuità dei rifornimenti gli Stati Uniti invieranno un intero stock di armi sequestrate ai trafficanti iraniani nel golfo Persico, destinate ai miliziani sciiti dello Yemen.
L’Italia pianifica altri aiuti
Attualmente il governo italiano sta studiando il prossimo pacchetto di aiuti, l’ottavo dall’inizio della guerra. Nonostante a Granada Giorgia Meloni abbia ribadito il supporto italiano all’Ucraina, il Ministro della difesa Guido Crosetto ha recentemente messo in luce alcuni limiti derivanti dalla fornitura di armi a Kiev. I magazzini italiani iniziano a soffrire la carenza di scorte e il settore produttivo non sembra in grado di rimpiazzare i munizionamenti in tempi brevi. Finora l’Italia ha fornito all’Ucraina veicoli blindati, sistemi anticarro e antiaerei, mitragliatrici leggere e lanciarazzi, equipaggiamenti che spesso non sono più in dotazione all’esercito italiano. Nella lista rientrano anche i più recenti sistemi di difesa Samp-T e Aspide, tuttora fondamentali per la nostra difesa nazionale. Di conseguenza, ci si poteva aspettare che il governo italiano avrebbe prima o poi adottato un atteggiamento più cauto nel fornire aiuti all’esercito Ucraino.
A cura di
Lorenzo Rossi